Altri edifici religiosi
Oratorio Galvagna
Si tratta di un oratorio privato, dedicato alla Beata Vergine Dolorosa e a San Luigi Gonzaga, eretto da Antonio Galvagna nel 1791 per comodità della madre, donna Teresa Bianchi, e del fratello Luigi, canonico. Tuttora esistente, si trova all’inizio di corso Cavour. È ricordato durante la visita pastorale del vescovo Giuseppe Morozzo il 15 aprile 1820 che lo descrive come «situato a 70 passi distante dalla chiesa Parrocchiale nel principio del caseggiato del detto Giacomo Antonio Galvagna. Ha la porta nella grande contrada e verso sera la sua facciata che non è distinta che dalla finestra sopra e vari ribeschi».
Dalla descrizione del vescovo sappiamo inoltre che l’edificio era dotato di un ampio presbiterio
chiuso da una elegante cancellata in marmo e ornato di vari elementi marmorei. L’altare e l’ancona
erano realizzati con marmi di diversi colori; al centro era collocata una tavola rappresentante San
Luigi Gonzaga che prega la Madonna, dalla quale deriva l’intitolazione della chiesa.
Sopra la sacrestia si trovava la tribuna lignea intagliata da cui la famiglia Galvagna poteva assistere alle
funzioni religiose. Di fronte si trovava una tavola rappresentante la “Deposizione”,
opera di un non meglio identificato “celebre Palmanova veneziano” e, sul lato
opposto, il “Martirio di San Lorenzo”. Sulle pareti erano inoltre appesi due quadri rappresentanti,
uno “la Carità” e l’altro “la Fede”, riconducibili alla
scuola del Tiziano.
L’oratorio è oggi chiuso ed usato dai proprietari come magazzino; è riconoscibile da corso Cavour unicamente per l’elegante porta con decorazione in granito e dalla targa posta sopra di essa. L'interno è stato spogliato di tutti gli arredi che, secondo fonte orale, furomo donati dal penultimo proprietario alla parrocchia di Domodossola; si conservano ancora solo i marmi dell'ancona, le decorazioni a stucco ed il basamento in muratura dell'altare.
Oratorio dell’Immacolata
È citato del Colli (1956), che a sua volta trasse l’informazione dall’Annuario Diocesano “Novara Sacra” del 1932, come un piccolo oratorio appartenente alla famiglia Borgogna in seguito passato all’amministrazione della chiesa parrocchiale nel 1920. Non abbiamo notizie ulteriori e quindi non è possibile individuare il luogo in cui sorgeva l’edificio e se esso sia ancora esistente magari con un diverso appellativo.
Oratorio del “Merlino cassinato”
Esistente all’epoca del vescovo Morozzo, viene definito “ad orandum”, ossia utilizzato come ricovero per i contadini in caso di intemperie.
Oratorio della Pietà
Oggi non più esistente, sorgeva all'interno del cimitero come testimoniato dal pievano Motti nel 1794.
Oratorio di San Lorenzo al Pozzo
Situato nella cascina Mondurla conserva al suo interno un bell’affresco quattrocentesco che testimonia l’antica origine della struttura stessa nonché del complesso agricolo in cui sorge. Nel Cinquecento infatti pare che la cascina esistesse già e ne fosse proprietario il marchese Bagliotti di Nibbiola. L’oratorio fu beneficiario di censi e terreni fino alla loro soppressione in epoca napoleonica.
Nel 1590 il vescovo Speciano visitò la piccola chiesa ordinando che entro sei mesi i muri fossero puliti e ridipinti e che fosse ripristinato l’altare con gli arredi e le suppellettili previste per potervi celebrare messa. Fino a quel momento la messa si sarebbe tenuta presso la parrocchiale. Raccomandò inoltre che non vi si battesse ne conservasse la biada o si facesse qualsiasi altra azione profana, pena il pagamento di 10 scudi di multa. Tutte le spese sarebbero state sostenute dall’Abate di San Lorenzo a Novara da cui l’oratorio dipendeva.
Una successiva visita pastorale si ebbe nel
1762 durante l’episcopato di Marco Aurelio Balbis
Bertone. A quell’epoca presso la cascina risiedevano quattro famiglie.
La chiesa venne descritta con il presbiterio aperto senza cancelli e ad un unico altare in «legno
dipinto lavorato a scajola» sopra il quale era affrescata la già citata ancona
quattrocentesca, rappresentante la Vergine insieme a San Lorenzo e San Bernardo da Mentone. Il fornice
sopra l’altare
era ornato di colori. «Sopra il cantone destro dell’oratorio, entrando dalla porta
avvi un piccolo campanile con due campanelle»; il «volto dell’oratorio è di
mattoni intavolato».
La sacrestia era di forma quadrata; fra gli arredi c’erano un calice dorato con coppa d’argento
e una reliquia di Santa Croce ben sigillata.
Il quell’anno il vescovo ordinava che venisse di rinnovato il pavimento e «la ricopertura
delli mattoni che formano la bredella dell’altare».
Oltre alla messa festiva, presso
l’oratorio era eretto un beneficio per la celebrazione di una
messa quotidiana che negli anni tra il 1750 ed il 1779 veniva celebrata dal nibbiolese Don Antonio
Borzone, residente nella vicina cascina Mondurletta che all’epoca era forse ancora un convento.
Negli anni ’50 del Novecento il Colli ci testimonia che l’oratorio non era già più utilizzato
tanto che la messa festiva per le mondariso doveva essere celebrata sotto un portico del cascinale;
già in quegli anni egli invitava i proprietari a riattivare la funzione religiosa della chiesa,
fatto che non avvenne mai.
Cappella della Beata Vergine Assunta, detta “di Masciaga”
Indicata come luogo di particolare devozione, venne descritta durante la visita pastorale del 1820: «…fuori dal paese e vicina al cavetto della Mensa, sita fuori di un fondo degli Eredi avvocato Carotti. Piccola di struttura, alta cinque braccia circa, coperta di calce, col suo piccolo tetto, colla dipintura di Maria Assunta, di devozione a particolari che vanno ad accendervi lumi e candele».
Non abbiamo purtroppo informazioni sufficienti per stabilire se la cappella sia tuttora esistente e quale fosse la sua ubicazione.
Cappelletta detta del “Giüsiö”
Situata all’incrocio tra via Cantù e via Aldo Re, è molto conosciuta e venerata dagli abitanti. L’interno è spoglio così come l’altare ornato unicamente da una statua della Vergine. Non siamo in possesso di informazioni per stabilirne l'origine e la data di costruzione.
Cappelletta di corso Mazzini
Semplice cappelletta situata lungo corso Mazzini, chiusa da un cancellata in ferro, sul cui altare si trova un dipinto su tavola raffigurante una Madonna del latte. Anche in questo caso non abbiamo informazioni in merito all'origine dell'edificio.
Monasteri e conventi
Oltre al convento che doveva sorgere presso l'attuale cascina Mondurletta sono state individuate in paese altre strutture che in passato erano presumibilmente conventi o monasteri dove i religiosi vivevano svolgendo mansioni agricole. Vespolate è infatti appartenuto per lungo tempo alla chiesa novarese che qui possedeva anche molti terreni. Si tratta per il momento solo del frutto di ipotesi non essendo mai stata condotta una ricerca approfondita sull'argomento.
Uno delle possibili strutture conventuali, divenuta oggi abitazione privata, è quella raffigurata a lato che presenta ancora un lato porticato con volte in mattoni sorrette da colonne in granito, forse in origine facente parte di un chiostro. Secondo testimonianza dei proprietari l'edificio risale probabilmente al Seicento.