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Economia

Vespolate è un centro agricolo dedito principalmente alla risicoltura. L'agricoltura occupa però solo una piccola fetta della popolazione; rispetto ad alcuni decenni fa, infatti, l'introduzione delle nuove tecnologie e tecniche produttive ha comportato una drastica riduzione del numero di occupati nel settore. A ciò non ha fatto seguito un altrettanto sviluppo dell'industria e del commercio, limitando quindi lo sviluppo economico del paese.

L'agricoltura

L'agricoltura è praticata con metodi intensivi e la principale coltura è quella del riso; le risaie sono infatti elemento dominante del paesaggio, oltre che della vita e della cultura stessa degli abitanti. Questa coltivazione ha iniziato a diffondersi ampiamente nella zona di Vespolate dalla seconda metà del XVIII secolo, avendo qui trovato un terreno molto favorevole, ritenuto tra i più adatti dell'intera pianura novarese, data l'abbondanza di acqua e l'impermeabilità del terreno.

Oltre al riso, le altre colture maggiormente diffuse sono: mais, grano, soia pioppo e foraggi.

Cenni storici
Grafico a torna della coltivazioni a Vespolate nel 1723
Coltivazioni nel 1723

Nel 1723, all'epoca della catastazione Teresiana, la produzione di cereali asciutti nel comune era nettamente superiore rispetto al quella del riso, ancora molto limitata (5-6 % della superficie coltivata), ma si poteva già evidenziare una resa netta delle sementi più elevata rispetto alla zona di Biandrate, dove le risaie erano diffuse già dal Seicento.

Un ruolo importante avevano anche le colture della vigna e del bosco: il comune di Vespolate era, dopo Novara e Cerano, il maggior produttore di vino della bassa novarese (circa 3 mila ettolitri l'anno), con una superficie coltivata a vigna di poco inferiore a quella di comuni come Ghemme o Sizzano, oggi ben noti per le loro produzioni di vini DOC e DOCG. I vigneti si trovavano lungo i pendii del grande terrazzo argilloso Novara-Vespolate che offriva un terreno più asciutto e soleggiato[1]. Sicuramente la qualità dei vini prodotti nella zona doveva essere piuttosto scarsa se confrontata con i criteri di valutazione attuali e probabilmente non erano adatti all'invecchiamento o alla lunga conservazione. Alcune antiche cantine esistono ancora nel castello-ricetto e presso le cascine situate sul terrazzo (Dossi, Mondurla).

Anche i boschi coprivano allora una vasta superficie, oltre il 20% del territorio, facendo di Vespolate un importante produttore di legname. Data la scarsa densità di popolazione del paese erano molte le eccedenze di legname, che quasi certamente affluiva verso Novara, e di vino, che veniva principalmente venduto al mercato di Cerano da dove prendeva la strada per la Lombardia.

Tabella 1 - Uso del suolo nel 1723
Coltura Superficie ha Percentuale
Aratorio 12.171,40 47,16%
Prato irriguo 755,13 2,93%
Prato 1.057,90 4,09%
Risaie stabili 1.406,90 5,45%
Risaie instabili 0,00 0,00%
Vigna 2.508,13 9,72%
Bosco 5.441,17 21,08%
Pascolo 607,23 2,36%
Incolto 1.719,20 6,66%
Edifici, strade e altro 141,17 0,55%
Totale 25.808,23 100,00%
Tra il 1723 ed il 1826 l'estensione delle risaie era aumentata di circa 6 volte
Espansione delle risaie

Un secolo dopo, nel 1826, l'estensione delle risaie era aumentata di circa 6 volte; la conseguenza sta nel fatto che il riso era meglio pagato rispetto agli altri cereali oltre ad avere una resa maggiore. Grazie ad un'accurata selezione delle sementi, inoltre, la resa per ettaro era più che raddoppiata rispetto ai primi del Settecento. Contemporaneamente, però, si assistette al crollo della produzione dei vigneti e dei boschi, gradualmente abbattuti per lasciare il posto all'espansione delle risaie. In questo modo inizia a configurarsi quell'aspetto del territorio che oggi conosciamo con vede la predominanza di terra coltivata a riso e la totale scomparsa delle vigne (ancora presenti fino a qualche decennio fa) e dei boschi (ad eslusione dei pioppeti).

Allevamento

La maggior parte delle stalle esistenti sono state dismesse sul finire degli anni settanta. Oggi l'allevamento, in particolare di bovini e suini, è praticato solo poche aziende agricole. In altri casi il bestiame viene allevato unicamente per uso e consumo personale.

In generale la situazione non è molto diversa dal resto della bassa novarese dove la propensione all'allevamento è sempre stata scarsa, a favore invece le coltivazioni cerealicole ed in particolare del riso.

Industria e Terziario

Attualmente non sussistono attività industriali di rilievo; nel comune si contano circa 61 imprese attive a carattere artigiano[2]. In anni recenti diverse aziende hanno chiuso, trasferito o ridimensionato la loro attività. Nel periodo compreso tra l'inizio e gli anni '70 del XX secolo un ruolo economico importante è stato ricoperto dall'industria tessile.

Il terziario è costituito principalmente da esercizi di vendita al dettaglio, ristorazione e professionisti, attività destinate perlopiù alle necessità dei soli residenti.

Nel 2007 è stato approvato dall'allora giunta comunale un “Piano delle Aree per gli Insediamenti Produttivi (PIP)” che prevede la realizzazione di un'area di oltre 50.000 mq a sud dell'abitato, tra la strada provinciale 211 e la linea ferroviaria, dove potrebbero insediarsi diverse attività a carattere produttivo/artigianale/commerciale. A seguito del cambio di amministrazione attualmente il progetto è fermo senza che vi siano stati ulteriori sviluppi.

Note

  1. ^ Sebbene non vi sia una tesi unanime, alcuni sostengono che la tipologia di vitigno “Vespolina”, tipicamente novarese, derivi il suo nome proprio da quello del paese.
  2. ^ Dato dall'Albo delle Imprese Artigiane alla data del 1 giugno 2009, fonte Confartigianato (marzo 2012)