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Cultura

Vespolate è un paese tradizionalmente agricolo e la denominazione "paese sulle strade delle risaie", approvata nel 1999 dal Consiglio Comunale, vuole sottolineare questa vocazione del territorio, valorizzandone gli aspetti culturali e ambientali.

Sul piano culturale gli elementi più distintivi del territorio sono quelli legati alla terra ed alla coltivazione del riso, tra cui spicca la nota figura della Mondina.
In anni recenti, a seguito dello sviluppo agricolo, industriale e tecnologico che ha coinvolto l’intera nazione, molti degli usi e i costumi tradizionali si sono persi. Per ritrovare le qualità più particolari di queste terre occorre indagare nelle poche tracce lasciate dal passato, spesso trascurate e nascoste.

Dialetto

Il lungo periodo sotto la dominazione del ducato di Milano ha lasciato una forte impronta culturale e linguistica: a Vespolate, come un po’ in tutto il novarese, si parla un dialetto del ceppo lombardo occidentale con qualche influenza piemontese.

Tradizioni e folclore

Anche Vespolate, come ogni comune, ha le sue maschere tipiche di carnevale che sono il "Panscia Rüsa" e la "Béla Giplon".

Cucina e prodotti tipici

Riso appena mietuto

I prodotti dell’enogastronomia vespolina sono quelli tipici della bassa novarese e della Lomellina; in particolare il riso e le rane.

Il più tradizionale piatto a base di riso è la paniscia novarese, la cui ricetta, come ogni pietanza popolare, si è sempre tramandata oralmente e non è mai uguale da casa a casa. Essa prevede essenzialmente: riso (preferibilmente della varietà Carnaroli), fagioli borlotti, cavolo verza, cipolla, lardo, "salam d'la duja" e vino rosso, a cui sono possono aggiungere anche carota, sedano, cotica di maiale, olio di oliva e, naturalmente, sale e pepe. Si tratta di un piatto unico completo e molto sostanzioso. Gli ingrediente erano quelli a disposizione nelle povere case dei contadini della bassa.

Di origine tutto vespolino è il riso "Artiglio", selezionato dall’Azienda Agricola Rizzotti; si tratta di una varietà appartenente alla sottospecie “Indica”, caratterizzata da un chicco stretto e lungo, un elevato contenuto di amilosio (quasi paragonabile a quella dei risi parboiled) e un tempo di cottura breve; è ideale per le insalate, timballi o riso saltato ma si presta bene anche per i risotti. Nel 2008 è stato anche protagonista di una puntata della trasmissione televisiva di Rete 4 "Melaverde" girata presso la Cascina Fornace di Vespolate con la conduzione di Gabriella Carlucci.

Tra gli insaccati, oltre al “salam d’la duja” (salame morbido conservato sotto grasso), sono tipici della zona tra Novara e Mortara i salami ed i “graton” d’oca (gratôn d’oché in dialetto vespolino), altrimenti noti come “ciccioli”.

Rievocazioni storiche

"Le colpe di Giovannina"
I vicoli del centro in occasione della rappresentazione
Una scena della rappresentazione

Un singolare evento legato alla storia di Vespolate fu la celebrazione di un processo per infanticidio, svoltosi a metà del Quattrocento, dal podestà castellano Bonifortis de Icardis.
Si narra che...
...una mattina d’inverno del 1450 i consoli del comune presentarono al castellano una denuncia contro Giovannina Bovarini, vedova Beltrami, figlia del maestro, rea di aver ucciso una sua figlioletta appena nata.
L’imputata, convocata davanti al castellano, dichiarò di aver dato alla luce la bambina già morta e di averne quindi seppellito il corpo in un angolo della casa, ma le deposizioni dei testimoni, tra cui il parroco ed una levatrice, erano contrarie.
Il 13 aprile Giovannina venne incarcerata e si aprì un processo formale. La ragazza venne condotta più volte alla camera delle torture per ottenere da lei una piena confessione, che si ebbe il dì seguente: ella aveva ucciso la figlia, avuta in seguito ad una violenza subita, per nascondere il frutto del peccato.
Nessun avvocato volle difendere l’imputata perciò il podestà decise di sospendere il processo in attesa di istruzioni dal signore di queste terre, il vescovo Visconti, suo Zio.
Otto mesi dopo, nel gennaio 1451, arrivò una lettera dal vescovo, che grazie all’intercessione di sua madre, decise di graziare dalla pena di morte l’imputata ma diede ordine che ella fosse bandita per sempre dalle terre di Vespolate.
Il giorno 10 febbraio la condanna venne resa pubblica e Giovannina poche ore dopo lasciò la comunità di Vespolate, quella stessa comunità che prima l’aveva denunciata e alla fine si era impietosita per la sua triste condizione.

La vicenda è stata descritta in un bollettino Storico della Provincia di Novara pubblicato nel 1915 ed è stata trasposta in chiave teatrale da Marco Bossi e Gianni dal Bello col titolo de "Le colpe di Giovannina". Dal 2000 al 2010, in occasione delle festività di settembre, è stata portata in scena annualmente a Vespolate con la partecipazione di numerosi abitanti del paese, la collaborazione dell'associazione "La Veja Masca" e la regia di Gianni dal Bello. La storia veniva ambientata sotto le mura e nei vicoli del castello.
Una delle peculiarità è stata quella di apportare ogni anno delle variazioni alla trama e all'ambientazione per rendere la storia più attuale e mai banale. Negli ultimi anni di rappresentazione è stato anche realizzato un vero e proprio cortometraggio.
Apparteneva al ciclo delle Rievocazioni Storiche Del Piemonte.

"Il castello del Vescovo Conte"
Una scena de "il castello del Vescovo Conte"

Nel 2010 è stata messa in scena una nuova rappresentazione teatrale ideata sempre da Marco Bossi e Gianni dal Bello, con la partecipazione dagli abitanti del paese, dal titolo "Il castello del Vescovo Conte".

Anche questa vicenda è ambientata nel Quattrocento ed ha come scenografia il castello di Vespolate, a quell’epoca palazzo vescovile. I protagonisti principali sono il frate francescano Beato Tommaso Caccia, che è anche narratore, il vescovo-conte Bartolomeo Visconti della famiglia degli Aicardi (lo stesso vescovo narrato nel processo a Giovannina Bovarini) e San Bernardino da Siena, che in quegli anni predicò nelle terre novaresi.

Si narra che Frà Tommaso, insieme ai confratelli Matteo Noli e Pacifico da Cerano, in quegli anni stessero vivendo il momento della fondazione del convento francescano di San Nazzaro della Costa a Novara, a seguito della predicazione di San Bernardino da Siena. Un giorno egli venne chiamato in udienza dal vescovo Visconti presso la sia dimora vespolina ad udire un lungo racconto-confessione sulla sua vita e la vicende legate alla storia del novarese di quegli anni.

Lo spettacolo è nella formula dei sons et lumières alla francese con narrazione, dialoghi, musiche, suoni, luci, proiezioni e figuranti in costume.

Museo “Angela Malandra”

Targa del Museo

Nel 2004 l'amministrazione comunale di Vespolate ha istituito un museo di arte moderna/contemporanea presso la chiesa-oratorio della Santissima Trinità, appositamente restaurata, con lo scopo di «raccogliere materiale artistico e storico legato alla cultura del territorio e delle sue radici contadine, come lettura del nostro passato, ma anche come un centro di propulsione culturale, nell'organizzare momenti di incontro di arte e di studio, raccolta e elaborazione dati, finalizzati ad un attento sviluppo del nostro territorio.» Il museo è stato intitolato ad Angela Malandra, originaria di Vespolate e madre dello studioso Dino Formaggio.

Tra il 2005 ed il 2009 si sono svolte diverse esposizioni di arte contemporanea con artisti nazionali ed internazionali. Nel 2010 l'edificio in cui è ospitato il museo è stato chiuso per volontà della nuova giunta comunale a seguito di un problema di instabilità del tetto e sono state quindi sospese tutte le attività espositive. Anche i lavori di restauro non sono più stati portati avanti.

Fanno parte della collezione del museo numerose opere donate da Dino Formaggio nel 2005.

Per maggiori informazioni consultare il sito: www.museomalandra.it