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Gherardo Babini

Gherardo Babini, Autoritratto (acquaforte)

Disegnatore grafico ed incisore non di professione, nato a Mantova il 19 maggio 1921 da madre mantovana e padre romagnolo, ha abitato a per oltre 25 anni a Vespolate fino alla morte, sopraggiunta il 16 gennaio 2007 all'ospedale di Novara ove era ricoverato.

Trasferitosi nel '26 a Genova (che considererà sempre la sua città), compie gli studi superiori e i primi due anni di università alla facoltà di chimica ma dovrà interromperli nel '40 a causa della chiamata alle armi.
Dapprima soldato a Trento, poi sergente a Trento e a Potenza, diviene infine sottotenente istruttore a Verona. Alla fine del '42 viene trasferito in una località nei pressi di Siracusa dove rimarrà fino al momento dello "sbarco in Sicilia" da parte delle forze alleate, a cui assiste in prima persona. Passato lo stretto di Messina il giorno stesso della resa della Sicilia (16 giugno) riesce dopo varie peripezie a ritornare a Verona.

In seguito alla resa dell'Italia (8 settembre) viene catturato dai tedeschi in Piemonte e portato in un campo di concentramento per ufficiali in Germania; qui, grazie alla conoscenza del tedesco, viene adibito ad interprete salvandosi in questo modo dalla prigionia dura e trascorrendo un periodo di relativa serenità. Riuscito a fuggire e a ritornare in Italia, diventa però un ricercato; torna a Genova e si nasconde in casa della zia dove resterà, incolume, fino alla fine della guerra.

Gherardo Babini, "La sgronda piena di uova" (acquaforte)

Terminato il conflitto mondiale la sopravvenuta condizione di povertà gli impedisce di continuare gli studi e lo costringe alla ricerca di un lavoro, ottenendo un'umile occupazione da manovale in fonderia presso l'Ansaldo. In quello stesso anno ('47) si sposa e dal matrimonio con la moglie Maria nasceranno due figli.
É proprio in questo periodo in cui, per "evadere" da una realtà lavorativa opprimente, cerca rifugio nel disegno e nell'arte, dapprima dipingendo con diverse tecniche (penna, matita, acquarello...) i soggetti più svariati e giungendo dopo qualche anno alla pittura ad olio, nella sua umiltà sempre convinto di non essere un artista.
Nel giro di alcuni anni diventa capo fonderia, fino al 1963 quando lascerà Genova per trasferirsi, dapprima a Saronno, poi a Monza e successivamente a Novara, lavorando sempre nei reparti di fonderia del bronzo.

Il 27 dicembre del 1975 viene insignito dal Capo dello Stato Giovanni Leone dell'onorificenza di Cavaliere (Elenco Nazionale dei cavalieri n. 27407 Serie III).
Alla fine degli anni '70 e costretto al pensionamento per invalidità. Nel 1980 si trasferisce con la moglie ed il padre nella casa di via Puccini a Vespolate. Le sue condizioni di salute, dopo tanti anni di lavoro deleterio, diverranno sempre più precarie fino a costringerlo, dalla metà degli anni '90, a non poter più camminare con le proprie gambe e dover ricorrere all’ausilio di una sedia a rotelle sulla quale resterà per oltre 10 anni.
Egli aveva un rapporto amore-odio con la sua sedia: se da un lato lo teneva prigioniero, dall’altro era l’unico mezzo con cui poteva ancora muoversi e vivere una parvenza di vita.

Gherardo Babini, "Riflessi in risaia" (acquaforte)

Nonostante l’immobilità continua a dedicarsi con impegno alla sua arte, non senza difficoltà (anche le mani, dopo le gambe, gli procurano impedimenti e dolori).
Nell'anno 2003 gli viene conferito il Premio del Nespolo d'Oro da parte dell'amministrazione comunale che lo identifica ormai come l’”Artista di Vespolate”.
Nel giugno 2008, ad un anno e mezzo dalla scomparsa, la stessa amministrazione ha voluto ricordarlo intitolandogli la saletta riunioni del municipio di Vespolate.

Sempre ottimista, con uno spiccato senso dell’umorismo, pieno di voglia di vivere, di stare con gli altri e trasmettere loro le proprie conoscenze ed idee, celava in se, senza mai manifestarla, una grande sofferenza per il suo stato di salute. Con la sua enorme ed ammirevole forza di volontà ha tenuto duro fino all’ultimo finché il suo corpo non ha più saputo assecondarlo.
Di lui resta il ricordo di un grande uomo prima ancora che di un artista.

Principali mostre e manifestazioni:

  • 1979 - Estate - Collettiva Centro d’Arte Farinella Vaccolino di Comacchio.
  • 1979 - 1° Premio per la Grafica - 7° Trofeo Intrernazionale di Pittura, Scultura e Grafica contemporanea - Associazione Amici di Legnano.
  • 1982 - Galleria Pigna - Roma.
  • 1986 - Centro cultura la Rotonda di S. Biagio, Monza
  • 1993 - Mostra di Grafica Sala Convegni, Municipio di Vespolate / Broletto di Novara – in appoggio alla mostra decennale sui lavori del centro di Villa Segù.

Riconoscimenti:

  • 1° concorso Associazione IdeaVita di Vespolate (unica opera di grafica) targa di riconoscimento
  • Ghemme 1999 - concorso per giovani S. Panacea - opera fuori età - Premio piatto in argento Lion’s Club di Novara

Con queste sue parole, scritte alcuni anni fa in occasione della presentazione di una mostra personale, lasciamo che sia egli stesso a raccontare di se:

Come uomo sono anziano, ho quasi ottant'anni, ma sono pieno di energia riposta in un corpo inabile.
Come grafico mi sono fatto da solo, rubacchiando a destra e a manca, ma aggiungendo di mio l'amore per la natura che mi ha aiutato a rappresentarla, la china, l'acquaforte a farne più copie. Con orgoglio dico: tutto da solo e con la critica sincera delle persone che mi amano.
Non sono un pittore, non ho il dono che ben pochi hanno: il senso estetico del colore. Ma poi quale maggior libertà che vedere con gli occhi del cuore le infinite sfumature dei colori del creato...
Nei lavori che io considero un poco surreali, vi si deve ritrovare una sfrontata reazione (non una lamentela) alle mie vicende personali, al mio corpo che mi costringe alla forzata rinuncia della mia vitalità. Questo però mi ha dato una forza interiore che mi fa godere della bellezza che la natura elargisce ogni giorno a chi ha gli occhi per vederla o il cuore per amarla, con umiltà...

Gherardo Babini

Gherardo Babini subentra attraverso i significati della grafica pura in una dimensione espressiva palesemente verista ed il suo vuol realmente essere un ingresso lieve e nel contempo dolcissimo. In questo preciso cammino i paesaggi, risolti con audace virtuosismo, intrecciano le loro eteree trame in storie antichissime come il mondo e l'uomo, assurgendo a dissolvenze crepuscolari inneggianti alle fonti primarie della vita stessa: boschi ombreggiati, acque limpide e cieli d'infinito.
La forza d'interpretazione così sorge sicura, rilevabile, e la coerenza formale che il maturo operatore riversa in ogni se pur minimo particolare calligrafico, serba in sé il sensibilismo interiore di colui che contempla silente. Dunque vitalità accesa per una grande sincerità che sorge dal contatto immediato con l'habitat per soprattutto cogliere amorevolmente il sapore della trasposizione.

Aldo Albani, rivista "Pan-Arte" del febbraio 1980